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«La Tesoreria resta unica» Dialogo sul patto di stabilità
L'Anci: con il governo è tregua armata, quella misura ci costa trecento milioni l'anno

ROMA – Niente da fare: la Tesoreria degli enti locali, almeno per il momento, sarà trasferita a Roma. Regioni, Province e Comuni, ma anche le Asl e le università, dovranno spostare il loro tesoretto di quasi 9 miliardi di euro sul maxi conto corrente dello Stato, quello dove transitano tutti i pagamenti dell’amministrazione centrale. Serviranno per ridurre le emissioni di titoli di Stato, e gli enti locali dovranno accontentarsi di un tasso d’interesse dell’1%.
E sperare in qualche «invenzione» per poter spendere i soldi (che magari hanno già) senza sforare i limiti del patto di stabilità, e di conseguenza l’obiettivo di deficit pubblico. «Sui saldi del patto di stabilità non ci sono margini di manovra, ma insieme ai Comuni studieremo tutte le possibilità per dare ai sindaci maggior flessibilità di spesa», ha detto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi tra i sindaci e il presidente del Consiglio, Mario Monti. Sulla Tesoreria unica la chiusura è stata anche più netta. «C’è la disponibilità del viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, a considerarla una misura assolutamente temporanea. Non è un capriccio del governo: le decisioni sulla Tesoreria sono nate dal momento particolare che il Paese ha vissuto e sta vivendo. Se non l’avessimo fatto, avremmo qualche problema in più», ha spiegato Cancellieri.
Per l’Associazione dei Comuni, «con il governo è tregua armata». «Purtroppo sulla Tesoreria unica abbiamo registrato una chiusura vera. Il governo non ha intenzione di rivedere la misura, che ci è stata spiegata con ragioni di interesse più generale. Avevamo chiesto che questa norma venisse sospesa, che si concludesse nel 2013, che ci fossero riconosciuti interessi maggiori. È un provvedimento che costa 300 milioni di euro l’anno ai nostri bilanci», ha detto il presidente dell’Associazione, Graziano Delrio. Sulle modifiche del patto di stabilità, che lega gli enti locali allo Stato negli obiettivi di bilancio, c’è solo qualche piccolo margine di manovra in più.
Gli obiettivi previsti dall’accordo tra Comuni e governo non potranno essere cambiati, ma nel tavolo aperto a Palazzo Chigi, che sarà guidato dal ministro dell’Interno, si cercherà il modo di sbloccare un po’ di spesa senza che le uscite abbiano effetto sui saldi finali di finanza pubblica. I Comuni chiedono almeno di poter pagare le imprese che forniscono beni e servizi all’amministrazione, nei cui confronti si accumulano debiti. Così nell’incontro di Palazzo Chigi si è discusso anche delle possibili formule per consentire ai Comuni i pagamenti alle imprese, pescando dal fondo di sei miliardi di euro stanziato dal governo per soddisfare una parte degli arretrati della pubblica amministrazione.
Una delle ipotesi allo studio è quella di utilizzare il Fisco come una sorta di stanza di compensazione di debiti e crediti tra lo Stato, gli enti locali e le aziende. Queste potrebbero compensare i loro crediti verso gli enti locali o l’amministrazione centrale con le future tasse, e a loro volta lo Stato e gli enti locali potrebbero risolvere i problemi di debito e credito tra di loro, compensandoli sulle quote di compartecipazione di Comuni, Regioni e Province ai tributi nazionali.


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