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Scandalo riciclo, i Comuni pagano con ritardi abissali

di Jacopo Giliberto

Molti comuni, province, Als e altri enti pubblici, con le casse vuote dopo due mesi di inattività virale, hanno smesso di pagare le aziende di servizi ambientali e nettezza urbana. I ritardi spesso superano i 18 mesi, contro i due ammessi dalla legge. Allarme Cisambiente: rischio fermo per raccolta rifiuti, pulizia vie, selezione materiali, riciclo. Giliberto a pag. 12

Nel gennaio 2019, un anno e mezzo fa: a Palazzo Chigi c’era il Governo Conte Uno con i vicepresidenti Di Maio e Salvini, venne deciso il reddito di cittadinanza, Matera cominciò il suo anno di capitale europea della cultura e il Comune di Reggio Calabria ricevette le fatture dalle aziende che svolgono i servizi di gestione della nettezza urbana e del verde pubblico. Nel giugno 2020, un anno e mezzo dopo: ci sono stati le elezioni europee e il caso Papeete, la capitale europea della cultura è Fiume in Croazia, c’è il Governo Conte Due, è arrivata la tempesta coronavirus; e il Comune di Reggio Calabria non ha ancora pagato le fatture stagionate 18 mesi fa. E in Sicilia ci sono municipi in ritardo di 12 o 15 mesi. La legge ammette non più di due mesi.

Troppi Comuni, province, Asl e altri organismi pubblici hanno smesso di pagare le aziende di servizi ambientali e di nettezza urbana. Certo, i due mesi di inattività virale hanno prosciugato le casse pubbliche. Ma – è l’allarme delle aziende aderenti all’associazione Confindustria Cisambiente – se non sarà pagato il dovuto presto si fermeranno le attività di raccolta dei rifiuti, di pulizia delle vie, di selezione dei materiali e di riciclo. Le imprese sono in allarme anche per le regole in arrivo sull’assimilazione dei rifiuti riciclabili su cui la Cisambiente sta studiando una proposta per superare questo ennesimo ostacolo contro l’economia circolare (in allarme sul tema assimilazione anche un’associazione del riciclo, l’Unirima). Inoltre, la Regione Lombardia ha appena emanato un’ordinanza che regola la raccolta e lo smaltimento di mascherine, guanti usa-e-getta e altri materiali prodotti in ospedali, cliniche ambulatori e case di riposo.

Secondo le imprese della Cisambiente, cui fanno riferimento le aziende italiane di raccolta e smaltimento rifiuti, disinquinamenti, ricupero di materia e produzione di energia rinnovabile per un giro d’affari sulla dozzina di miliardi, «molti sono gli enti locali che stanno comunicando ritardi nei pagamenti, collegandoli alla sospensione o rimodulazione dell’incasso della Tari o alla accresciuta gravosità nella complessa organizzazione dei servizi di pagamento». Il direttore generale Lucia Leonessi dice di essere «preoccupato per le non risposte del Governo alle molte sollecitazioni».

Specifica Gennaro Picarelli, avvocato che affianca la Confindustria Cisambiente: «Tutto deve essere inquadrato nel regime regolatorio di Arera, che costituisce un ostacolo alla rimodulazione della Tari stessa e che, con le sue delibere, di difficile ed ambigua lettura, continua ad ingenerare l’equivoco normativo sul fatto che gli appaltatori siano tenuti agli obblighi contributivi e informativi oggetti delle delibere suddette con interpretazione e ambiguità che sono state già contestate nei modi e nelle sedi opportune».

Il vicepresidente di Confindustria Cisambiente, Gregory Bongiorno, aveva ideato una proposta cui il Governo non ha risposto: «Introdurre in uno dei tanti Dpcm la riproposizione dell’istituto della cessione dei crediti assistiti da garanzia dello Stato di cui all’art. 37 del D.L. 24 aprile 2014 n. 66, oggi non più operativo, e che prevedeva la garanzia dello Stato sui crediti certificati in piattaforma Mef e la possibilità di cederli a banche». Zero risposte all’idea.

L’imprenditore Cesare Bagnari: «Una ulteriore dilazione dei pagamenti rischia di mettere a serio repentaglio la possibilità di garantire la sopravvivenza delle aziende e, quindi, la continuità dei servizi». Un altro imprenditore, Alberto Garbarini: «Le nostre aziende si stanno attivando presso circuiti bancari per accedere a linee di credito finalizzate alla copertura del rischio dovuto ai ritardi di pagamento della pubblica amministrazione utilizzando le garanzie previste dal decreto Cura Italia messe a disposizione dal Governo. È quindi imperativo che il governo sensibilizzi e stimoli gli istituti bancari».

Il presidente di Confindustria Cisambiente, Marcello Rosetti, specifica: «Dobbiamo garantire i servizi e allo stesso tempo garantire la massima sicurezza dei nostri lavoratori e lavoratrici, ma se non abbiamo un accesso privilegiato alle forniture dei Dpi come possiamo fare? Non si possono trattare i servizi pubblici essenziali come tutte le altre attività produttive, le uniche eccezioni sono state fatte per il comparto sanitario, ma senza chi raccoglie i rifiuti, chi pulisce gli ospedali, chi garantisce gli approvvigionamenti alimentari il Paese non è solo fermo: è morto».

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.


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