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In arrivo i decreti sui pagamenti della Pa alle imprese

ROMA – Stretta finale sui decreti attuativi per lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Si è lavorato fino a ieri sera per le ultime rifiniture e per superare i rilievi mossi dalle associazioni delle imprese: ma solo oggi si saprà se arriverà la fumata bianca. È in programma prima una nuova riunione tecnica al ministero dell’Economia, poi un incontro ufficiale nel quale il Governo presenterà a imprese e banche gli ultimi accorgimenti.
A quel punto il via libera potrebbe essere annunciato in serata altrimenti, se le parti resteranno distanti, occorreranno ancora alcuni giorni di lavoro per raggiungere l’intesa.
Per Confindustria e Rete Imprese Italia i nodi da sciogliere sono più di uno. Sul fronte delle certificazioni, ad esempio, le imprese temono forti ripercussioni negative nel passaggio dal “pro soluto” al “pro solvendo”, possibilità prevista dal decreto sulle semplificazioni fiscali approvato definitivamente dalle Camere a fine aprile. Oggi non meno di due miliardi di euro di garanzie sfruttano il regime del “pro soluto”, secondo cui è l’impresa che cede il proprio credito alla banca uscendo definitivamente di scena e lasciando all’istituto di credito il compito di recuperare il credito. Con il passaggio al regime del pro solvendo l’impresa potrà ottenere la certificazione del credito solo facendosi garante della solvibilità dell’ente debitore, meccanismo che però metterebbe a rischio proprio quei due miliardi di garanzie che oggi viaggiano sull’altro binario. La richiesta delle imprese sarebbe quella di lasciare pienamente operativo anche il meccanismo del “pro soluto”.
Forti perplessità delle imprese anche sui limiti che verrebbero imposti al contribuente che ottiene dalla banca la certificazione del credito: con quest’ultima, infatti, l’impresa dovrebbe rinunciare a qualsiasi azione ingiuntiva nei confronti dell’ente debitore.
Anche le piccole imprese hanno espresso più di un dubbio tecnico sull’intero impianto dell’operazione. Nel mirino soprattutto i limiti alle compensazioni. La richiesta sarebbe quella di poter utilizzare l’istituto per tutti i crediti maturati e non solo per quelli vantati con enti locali, regioni e Ssn. Non solo. La compensazione non dovrebbe riguardare le sole somme iscritte a ruolo ma anche le somme che l’impresa deve versare all’Erario. Secondo le piccole imprese il meccanismo allo studio finirebbe per far scappare dalla “legalità” le imprese in credito con la Pubblica amministrazione, magari dichiarandosi regolarmente al Fisco ma evitando di versare le imposte per ottenere così la cartella da poter spendere in compensazione.
Infine, dito puntato anche sulla tipologia delle somme iscritte a ruolo che, secondo la norma istitutiva (Dl 78/2010) sarebbe limitata alle imposte non versate: la richiesta già avanzata all’Economia alla luce delle attuali difficoltà economiche, è quella di aprire la compensazione alle cartelle esattoriali che riguardano i contributi.
È stato meno complesso finora il cammino del decreto ministeriale (firmato dallo Sviluppo economico d’intesa con il Mef) sul Fondo di garanzia per le pmi. L’obiettivo del Dm è alleggerire i “rischi” della modalità pro solvendo creando un paracadute pubblico: in pratica la copertura del Fondo centrale di garanzia potrà applicarsi, nella misura massima dell’80 per cento delle operazioni finanziarie, anche per anticipi accordati a «soggetti beneficiari che vantano crediti nei confronti di Pubbliche amministrazioni».
Per essere ammessi alla copertura del Fondo di garanzia «i crediti devono essere certificati dall’amministrazione debitrice, sia nell’ammontare, sia nella loro certezza, esigibilità e liquidità».


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