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Stop mutui locali: Cdp libera 1,4 miliardi

di Gianni Trovati

I risparmi sulle rate bloccate sono utilizzabili senza vincolo di destinazione

La sospensione generalizzata dei mutui decisa ieri da Cassa depositi e prestiti vale per gli enti locali più del triplo rispetto agli aiuti aggiuntivi sbloccati tra sabato e domenica scorsi per la solidarietà alimentare. E, com’è piuttosto intuitivo, offre una ciambella di salvataggio meno indifferenziata perché va in aiuto soprattutto degli enti più indebitati. In questo caso non si tratta ovviamente di fondi aggiuntivi, perché l’operazione deve viaggiare in equivalenza finanziaria e quindi le rate sospese oggi dovranno trovare spazio nei piani di ammortamento rivisti. E l’operazione ha bisogno di qualche settimana di tempo per la definizione operativa e l’adesione degli enti. Ma nell’ottica dell’emergenza Coronavirus gli 1,4 miliardi che si liberano quest’anno per i mancati pagamenti delle quote capitale si traducono di fatto in possibile spesa corrente per sostenere le casse locali nella fase più critica: 1,1 miliardi riguardano Comuni, Città metropolitane e Province, e 300 milioni le Regioni.

La decisione assunta ieri dalla Cassa completa l’opera avviata con il decreto Marzo, che aveva fermato per legge le rate dei vecchi mutui (ante 2003) transitati a Cassa ma firmati a suo tempo dai sindaci con il ministero dell’Economia. La prima mossa valeva poco meno di 600 milioni di spesa, divisi praticamente a metà fra Regioni ed enti locali; con questa seconda si arriva quindi a 2 miliardi di spesa liberata quest’anno dagli oneri di servizio al debito locale.

La sospensione delle rate messa a disposizione dal cda presieduto da Giovanni Gorno Tempini si rivolge a 7.200 enti locali, quindi praticamente tutti, titolari di 135mila prestiti per 34 miliardi di euro di valore complessivo. L’effetto sul singolo Comune dipende naturalmente dall’entità del suo debito, ma anche dall’età media dei contratti: perché il peso della quota capitale sul totale del servizio dal debito cresce insieme alla maturità del mutuo. «Si tratta di un’operazione senza precedenti», dice la viceministra all’Economia Laura Castelli che ha coordinato in queste settimane il confronto fra Cassa, i Comuni e le Province. E «il beneficio è doppio», come sottolineano in una nota congiunta il presidente dell’Anci Antonio Decaro e quello dell’Upi Michele de Pascale, perché la revisione del piano di ammortamento porterà anche alla «riduzione delle rate future, per l’allungamento di molti dei mutui esistenti».

Le risorse che si liberano per questa via potranno essere utilizzate dagli amministratori locali «senza vincolo di destinazione», perché si applica la deroga (appena prorogata fino al 2023 dal collegato fiscale, articolo 57, comma 1-quater del Dl 124/2019) al principio che imporrebbe di impiegare i risparmi da rinegoziazione solo per gli investimenti. I soldi potranno quindi andare a finanziare il funzionamento di una macchina amministrativa prosciugata dal progressivo assottigliarsi delle entrate, ma anche ad alimentare le spese eccezionali per il sostegno alle famiglie più povere e per le tante esigenze emergenziali del welfare locale. Un bell’aiuto, insomma, anche se il cantiere degli interventi di sostegno agli enti locali non si può fermare qui.

Perché il decreto Aprile punta fra le altre cose a sospendere anche i versamenti di Imu, Tari e altri tributi locali, e dovrà con ogni probabilità tornare a chiedere una mano a Cdp per ampliare l’utilizzo delle anticipazioni di cassa, che dovrebbero essere assistite dalla garanzia statale di ultima istanza. E perché nel pacchetto dovrebbe farsi largo anche un trasferimento aggiuntivo una tantum per tenere a galla Regioni ed enti locali.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.


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