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Ai comuni anticipo di 4 mld. Ma molti non avranno nulla

di Matteo Barbero

Ai comuni la prima tranche del Fondo di solidarietà comunale. L’acconto, pari al 66% per un totale di circa 4 miliardi, non porta, però, nelle casse dei sindaci somme ulteriori rispetto a quelle già previste. L’equivoco è nato dalla contestualità dell’annuncio domenicale del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, di questa misura e di quella del fondo di solidarietà alimentare. A differenza di quest’ultimo, l’acconto del Fsc è una mera erogazione di cassa di un’entrata non aggiuntiva, ma strutturalmente prevista nei bilanci dei comuni. Gli importi, del resto, erano noti da tempo: le relative cifre erano state diffuse dal ministero dell’interno già prima di Natale (si veda ItaliaOggi del 27/12/2019), secondo i criteri di distribuzione rivisti in base al dl 124/2019 (c.d. decreto fi scale) e alla legge 160/2019 (legge di Bilancio 2020), oltre che della destinazione di 7 milioni di euro all’accantonamento da utilizzare per eventuali conguagli a singoli comuni derivanti da rettifi che dei valori. Come al solito, le cifre hanno subito innescato un acceso confronto fra chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso. Anche perché le attese erano per un leggero incremento, in considerazione del fatto che i commi 848 e 849 della Manovra hanno avviato il percorso di restituzione dei 564 milioni di tagli finora applicati in base al dl 66/2014, i cui effetti sono però cessati nel 2018. Per quest’anno, in particolare, è stata distribuita una prima tranche, pari a 100 milioni. Nel conto, inoltre, sono compresi anche i soldi riservati ai comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti che hanno l’obbligo di versare, per alimentare il fondo, una quota ulteriore della propria Imu. Perché, è bene ricordarlo, il Fsc distribuisce per lo più risorse comunali. Anche quest’anno per un nutrito drappello di enti, l’assegnazione risulta negativa, il che signifi ca che non solo non vedranno un euro, ma anzi che vedranno ridursi ulteriormente il proprio gettito fi scale. Da questo punto di vista nelle scorse settimane, non sono mancate le polemiche. L’Anci Veneto, ad esempio, ha rilevato che complessivamente i comuni da essa rappresentati hanno subito una riduzione del fondo pari ad oltre 7 milioni di euro, con 418 enti su 563 che presentano un saldo negativo rispetto all’anno 2019. Sulla stessa linea si sono mosse anche altre Anci regionali, con accenti più o meno polemici, ma complessivamente critici che in questi giorni diffi cili sono tornati a farsi sentire. Anche perché, come detto, l’annuncio del premier è stato frainteso da molti non addetti ai lavori. Peraltro, anche lo scorso anno l’anticipo era stato erogato a fi ne marzo, quindi con una tempistica identica a quella attuale. Da qui, il risentimento di molti amministratori. L’Anci, dal canto suo, aveva chiesto un anticipo più consistente (fi no al 95%) proprio per affrontare l’emergenza sanitaria in corso, ma anche in quel caso il benefi cio immediato sarebbe stato solo in termini di cassa e non di competenza.
Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.

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