MAGGIOLI EDITORE - Bilancio e contabilità


Come peserà l'emergenza sui bilanci locali - Cosa fare in quattro mosse

di Elena Masini

All’indomani del rafforzamento delle misure di restrizione dovute all’aggravarsi della emergenza da Coronavirus, tra le tante preoccupazioni che assillano gli enti locali c’è senza dubbio quella legata all’impatto sui bilanci degli effetti di questa emergenza. Impatti che, come per il resto dell’economia del Paese, saranno pesanti. I possibili scenari Ovviamente è prematuro fare calcoli ma è certo che gli enti, in particolare i Comuni, si troveranno di fronte: – da un lato alla necessità di sostenere spese per acquisti dei beni e servizi necessari a fronteggiare la situazione di emergenza (dal materiale di pulizia/igiene agli strumenti per lo smart working, dagli interventi di sanificazione degli ambienti, agli allestimenti temporanei della protezione civile) ma a breve anche spese per sostenere le fasce deboli (consegna dei pasti/farmaci a domicilio), le famiglie e le imprese colpite dalla conseguente crisi economica che si sta prefigurando; – dall’altro alla prevedibile diminuzione delle entrate correnti, dovuta sia alla difficoltà che molti soggetti avranno nell’onorare il pagamento delle tariffe dei servizi e dei tributi (Imu, Tari, imposta di pubblicità, eccetera) che al calo fisiologico delle entrate derivante dalla chiusura dei servizi (si pensi a quelli culturali) e al minor afflusso turistico che il nostro paese sta già registrando (con evidenti ricadute sull’imposta di soggiorno, sui proventi dei parcheggi, eccetera). Le azioni da intraprendere Sicuramente occorrerà attendere le misure che il Governo metterà in campo grazie all’autorizzazione allo sforamento del deficit tendenziale concordato con l’Unione europea e deliberato nei giorni scorsi (25 miliardi), ma appare molto probabile che questi interventi non saranno sufficienti a coprire la falla che rischia di crearsi nei bilanci 2020 degli enti. In questa situazione, molti responsabili finanziari si stanno interrogando su quali siano le corrette azioni da intraprendere. Proviamo a delinearne alcune, pur sapendo che ogni singola realtà presenta caratteristiche tali da non consentire facili generalizzazioni e consapevoli che l’eccezionalità della situazione necessita di misure straordinarie sulle quali l’Anci ha già chiesto di intervenire: – stanziamento di risorse per primi interventi legati al Coronavirus: come già detto sul Quotidiano degli enti locali e della Pa dell’11 marzo, a queste spese si potrà far fronte tramite prelevamento dal fondo di riserva, storni di fondi o variazioni d’urgenza al bilancio e, laddove la situazione lo richieda, anche l’effettuazione di spese di somma urgenza da sanare attraverso la procedura di riconoscimento di debiti fuori bilancio. Di certo gli enti locali si aspettano che una parte dei fondi straordinari utilizzabili dallo Stato siano dirottati a favore delle amministrazioni che, di fatto, si trovano in prima linea in questa emergenza: strutture sanitarie e Comuni; – verifica di adeguate risorse disponibili nel risultato di amministrazione 2019: sarà fondamentale per gli enti poter disporre di sufficienti risorse libere nell’avanzo di amministrazione del rendiconto che si sta andando a predisporre. Non risulta in linea con i principi contabili accantonare ora, nel risultato di amministrazione 2019, fondi passività potenziali per una emergenza che si è concretizzata nel 2020. Molto più corretta appare la soluzione di far confluire queste risorse in avanzo libero, da cui potranno essere prelevate, dopo l’approvazione del rendiconto e in qualsiasi momento dell’anno, per far fronte a spese non ripetitive. Ovviamente sarà necessario che le amministrazioni conservino queste risorse per gli equilibri di bilancio e le necessità legate a questa situazione, piuttosto che dirottarle al finanziamento degli investimenti; – per gli enti che non dovessero disporre di congrue risorse libere nel risultato di amministrazione, una strada perseguibile sarebbe quella di aumentare le aliquote e le tariffe dei tributi locali, o in fase di approvazione del bilancio (per chi ancora non avesse provveduto) o in sede di salvaguardia degli equilibri, ai sensi dell’articolo 193 del Tuel. Una scelta di certo inopportuna in un contesto di crisi generalizzata; – per coloro che, nell’ipotesi più sfortunata, non disponessero né di avanzo né di margini sulla pressione fiscale, non resterà altra strada che il contenimento delle spese correnti, adottando coraggiose scelte di razionalizzazione non semplici da attuare per le amministrazioni, stante la nota rigidità della spesa. La decisione estrema di segnalare sin da ora la potenziale situazione di squilibrio e di contingentare gli impegni di parte corrente appare necessaria laddove le peculiarità dei territori e le caratteristiche dei bilanci siano tali da rendere ineluttabile questa scelta. Sicuramente la salvaguardia degli equilibri prevista per il prossimo mese di luglio sarà un momento fondamentale nella gestione del bilancio 2020 proprio per cominciare a fare i primi conti dei «danni», nella speranza che in quel momento i giorni che si stanno vivendo ora siano solo un triste ricordo.

Rassegna stampa in collaborazione con Mimesi s.r.l.


https://www.bilancioecontabilita.it