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Pagamenti Pa, possibile la condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Ue

Il giorno del giudizio è il 28 gennaio, la Corte di Giustizia europea si pronuncerà, su ricorso della Commissione Ue, sui ritardi delle Pubbliche amministrazioni italiane nei pagamenti nelle transazioni commerciali.

Il giorno del giudizio è il 28 gennaio, la Corte di Giustizia europea si pronuncerà, su ricorso della Commissione Ue, sui ritardi delle Pubbliche amministrazioni italiane nei pagamenti nelle transazioni commerciali. Ritardi che evidenziano l’inadempimento agli obblighi previsti dalla direttiva europea del 2011. Di conseguenza, la condanna dell’Italia è probabile. “E’ infatti dal 2013, anno di entrata in vigore in Italia della norma di recepimento della direttiva, che Confartigianato denuncia il problema e propone la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori verso la PA quale soluzione concreta ed efficace per il pagamento dei debiti della Pa”.

E’ il commento del Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, che negli anni scorsi è stato advisor sull’attuazione della Direttiva europea contro i ritardi di pagamento, nominato dall’allora Vice Presidente della Commissione Ue, Antonio Tajani. “Quello dei tempi di pagamento – aggiunge – è uno dei casi in cui far parte dell’Europa si rivela vantaggioso visto che il recepimento della direttiva Ue ha consentito di ridurre in parte i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Un vantaggio che invece non si è ancora trasferito al settore privato dove purtroppo permane il grave malcostume di pagare in ritardo le imprese fornitrici. Ora il Governo italiano si troverebbe costretto a fare sotto procedura d’infrazione europea ciò che non ha fatto di propria iniziativa in questi anni”.

Non a caso, secondo Confartigianato, l’Italia detiene il record negativo in Europa per il peso dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione verso le imprese fornitrici di beni e servizi, con una quota pari al 3% del PIL nel 2018, il doppio rispetto all’1,6% della media dei Paesi UE.


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