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Ragionieri in una botte di ferro
DECRETO SALVA ENTI/ Tecnici garantiti rispetto al potere politico. Dl oggi in Gazzetta Ufficiale

Ragionieri degli enti locali in una botte di ferro. Non saranno più soggetti alle bizze del sindaco di turno e potranno così sorvegliare la corretta tenuta dei conti senza temere ritorsioni. Passa anche dal rafforzamento delle prerogative dei responsabili finanziari di comuni e province il giro di vite sui controlli contabili introdotto dal decreto legge n. 173/2012 (c.d. salva-enti) approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri e che sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale (n. 236 del 9 ottobre 2012).

Con una norma nuova di zecca che modifica l’art. 109 del Tuel, il decreto prevede che l’incarico di responsabile finanziario possa essere revocato esclusivamente in caso di gravi irregolarità riscontrate nell’esercizio delle funzioni assegnate. Per mandar via il proprio ragioniere, il sindaco dovrà emanare un’apposita ordinanza ma solo dopo aver acquisito il parere obbligatorio del ministero dell’interno e della Ragioneria generale dello stato. Senza l’ok del Viminale e di Via XX Settembre i responsabili finanziari saranno inamovibili e questo consentirà loro una maggiore serenità nell’esercizio delle proprie funzioni rafforzandone l’autonomia dal potere politico.

I ragionieri avranno così più voce in capitolo sugli atti della giunta e del consiglio. D’ora in avanti la regola generale sarà che su ogni proposta di deliberazione che non sia mero atto di indirizzo debba essere richiesto il parere di regolarità tecnica del responsabile del servizio. Ma, qualora la delibera comporti «riflessi diretti o indiretti sulla situazione economico-finanziaria o sul patrimonio dell’ente», dovrà essere acquisito anche il parere di regolarità contabile del responsabile del servizio di ragioneria. Se l’ente non ha in organico i responsabili dei servizi, gli adempimenti potranno essere svolti dal segretario comunale. Se intendono discostarsi dal parere, consiglio e giunta dovranno spiegare il perché dandone «adeguata motivazione nel testo della deliberazione».


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