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Imu e aumento Iva congelati
L'agenda economica del presidente del consiglio. Ma servirebbe una manovra da 10 mld

Niente Imu a giugno in attesa di un restyling complessivo della tassazione sulla prima casa e, se possibile, niente Iva al 22% a partire dal 1° luglio. Reddito minimo per le famiglie bisognose con figli. Riduzione delle tasse sul lavoro, incentivi alle assunzioni, sostegno all’apprendistato e modifiche alla legge Fornero che vadano nella direzione di ridurre le restrizioni sui contratti a termine almeno fino a quando la crisi economica non sarà definitivamente alle spalle. Valorizzazione del lavoro femminile e delle professioni. E una politica industriale «moderna» che incoraggi non solo i grandi attori ma soprattutto le pmi. Sono queste le priorità del governo guidato a Enrico Letta su cui il neopresidente del consiglio ha incassato ieri la fiducia della camera. Un’agenda economica ambiziosa che a saldi invariati richiederebbe una manovra aggiuntiva di 10 miliardi di euro a meno che l’Italia non riesca a negoziare con la Commissione Ue una rinuncia al pareggio strutturale di bilancio nel 2013. A far da cornice all’agenda economica, l’impegno a riformare le istituzioni come chiesto dall’opinione pubblica e dal capo dello stato, Giorgio Napolitano. Quindi via con la riduzione dei costi della politica a partire dai ministri del governo Letta che, se parlamentari, dovranno rinunciare all’emolumento da ministro. E poi largo alle riforme da scrivere assieme alle opposizioni. La parola d’ordine sarà superare il dogma del bicameralismo perfetto che, complice l’attuale legge elettorale (da cambiare ripristinando la preferenze), ha contribuito a creare la situazione di ingovernabilità di questi mesi. Una sola camera conferirà o revocherà la fiducia al governo, mentre il senato diventerà una camera delle autonomie. Infine, si dovranno riannodare i fili di due riforme lasciate incompiute nella scorsa legislatura: federalismo fiscale e abolizione delle province. Di qui ripartiranno gli enti locali che potranno contare su un quadro finanziario meno penalizzante grazie all’allentamento del patto di stabilità.


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