MAGGIOLI EDITORE - Bilancio e contabilità


Con i nuovi bilanci limiti più rigidi sui crediti dubbi
Contabilità.Riforma al via in 456 enti

La firma del decreto, del ministero dell’Economia e delle Finanze n. 92164 del 15 novembre 2013 individua gli enti che dal 1° gennaio 2014 entreranno nel terzo anno di sperimentazione dell’armonizzazione contabile, di cui all’articolo 36 del Dlgs 118/2011.

Hanno scelto di raccogliere la sfida 374 nuovi Comuni (che si aggiungono ai 49 già sperimentatori), 12 Province (in aggiunta alle 12 iniziali) e 5 Unioni di Comuni; nessun movimento, invece, rispetto alle 4 Regioni già in sperimentazione. In totale saliranno a 456 gli enti che nel 2014 sperimenteranno il nuovo sistema contabile, ben 392 in più rispetto ai 65 enti della prim’ora; a questi vanno sommati poi gli enti strumentali.

Entrare in sperimentazione nel 2014 è una sfida molto impegnativa perché richiede di allinearsi – senza gradualità – alle regole previste per il secondo anno di sperimentazione. Questi enti, fra le principali novità, dovranno: approvare il bilancio di previsione armonizzato con valore autorizzatorio, mentre quello “vecchio” avrà solo fini conoscitivi; applicare tutti i nuovi principi contabili; istituire il fondo crediti di dubbia e difficile esazione (ex fondo svalutazione crediti); adottare il bilancio unico, almeno triennale. In caso di esercizio provvisorio nel 2014, dovranno calcolare i limiti con riferimento al secondo anno del pluriennale 2013-2015 (in corso di assestamento in questi giorni). Nel prossimo anno, contestualmente all’approvazione del rendiconto 2013 dovranno poi effettuare il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi alla data del 1° gennaio 2014. Sempre in tema di rendiconto, gli enti in sperimentazione avranno un calendario più lungo: il 30 aprile è il termine per l’approvazione in Giunta ed il 31 maggio in consiglio (articolo 9-bis del Dl 102/2013).

L’ultima novità sulla normativa della sperimentazione, arrivata con il Dl 126/2013 (articolo 1, comma 1) e consente di ripianare l’eventuale disavanzo di amministrazione derivante dal riaccertamento straordinario dei residui e dal primo accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, in dieci anni, in quote pari almeno al 10% l’anno; ovviamente ciò solo per l’eventuale disavanzo derivante dall’applicazione del nuovo principio (articolo 1, comma 1 del Dl 126/2013). Gli enti in sperimentazione inoltre non applicheranno la disciplina relativa agli enti locali strutturalmente deficitari.

A fronte di una sfida davvero laboriosa gli sperimentatori potranno contare sulla ripartizione della “torta” di 670 milioni di premi sul Patto di stabilità interno, che potrà consentire di ridurre l’obiettivo fino all’azzeramento.

La distribuzione del premio a livello di singolo ente si conoscerà solo dall’inizio del prossimo anno, quando dall’elenco degli enti sperimentatori saranno stati espunti quelli che dovessero abbandonare la sfida da qui a fine anno. Ovviamente, una volta iniziato il 2014, non sarà più possibile uscire dalla sperimentazione.

Fra le misure premiali ci sono anche l’alleggerimento dell’incidenza massima della spesa per le assunzioni alzata dal 40% al 50% e il limite per il personale a tempo determinato pari al 60% invece del 50%.

Rispetto alla valutazione costi/benefici dell’ingresso in sperimentazione però i Comuni hanno reagito in modo differente: la media nazionale del tasso di adesione del 5% mostra, infatti, con una forbice molto ampia sul territorio nazionale. Al primo posto c’è l’Emilia Romagna (dove gli sperimentatori sono il 14% del totale), seguita da Veneto e Liguria (oltre l’11%); mentre agli ultimi posti troviamo Piemonte, Molise e Calabria, dove gli enti in sperimentazione contano meno del 2% dei Comuni, oltre alle Province autonome e Valle d’Aosta.


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