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La mini-Imu darà gettito zero
L'imposta media da versare è di 30 euro. Ma fino a 12 euro si può non pagare Complicazioni e mancanza di sanzioni per chi versa a giugno faranno il resto

Rischio flop per la mini-Imu che entro il 24 gennaio dovrebbe portare alla cassa i possessori di prime case nei circa 2.700 comuni che hanno previsto aliquote superiori allo 0,4%. La scarsa conoscenza delle regole, la relativa complessità dei calcoli necessari per quantificare l’imposta dovuta, ma soprattutto la disapplicazione di sanzioni e interessi in caso di mancato versamento potrebbero suggerire a molti contribuenti di soprassedere. A quel punto, nelle casse dei sindaci potrebbero venire a mancare buona parte dei circa 400 milioni attesi. Governo e parlamento, quindi, sono alla ricerca di soluzioni alternative.

Mancano poco più di due settimane alla scadenza per il pagamento della cosiddetta mini-Imu: la legge di Stabilità (l. 147/2013), infatti, ha spostato al 24 gennaio il termine inizialmente fissato al 16 gennaio dal dl 133/2013. L’appuntamento interessa soprattutto (anche se non solo) i possessori di abitazioni principali collocate nel territorio di quei comuni che, negli ultimi due anni, hanno alzato l’aliquota al di sopra del livello standard del 4 per mille stabilito dalla legge statale. Si tratta, come detto, di 2.390 enti, per una platea potenziale di 24 milioni di contribuenti. Quasi, un italiano su tre.

Non tutti, però, hanno ben chiara la situazione, complice anche il bombardamento mediatico degli scorsi mesi sull’abolizione dell’imposta. I siti internet dei comuni, del resto, non aiutano: in molti casi, infatti, l’informazione si limita a riportare il testo delle norme del dl 133, senza chiarire chi sia tenuto pagare. E quanto. Il percorso per arrivare a calcolare il dovuto non è del tutto lineare: occorre individuare l’aliquota stabilita dal proprio comune, applicarla alla base imponibile e sottrarre al risultato della moltiplicazione l’imposta teorica calcolata ad aliquota base. L’importo da versare è pari al 40% della differenza. Per molti, si tratta di una formula arcana, che imporrà di consultare il commercialista o il Caf, spesso per un debito di poche decine di euro, con il rischio che costi più la corda (ovvero l’onorario da corrispondere al professionista) che il sacco (cioè la mini-Imu).

Se, poi, il netto a pagare dovesse essere inferiore ai 12 euro (o al diverso importo fissato dai comuni), si potrà legittimamente evitare di compilare l’F24 o il bollettino postale.

Ma anche per importi superiori, la tentazione di non presentarsi alla cassa è elevata: la stessa l. 147, infatti, al comma 728, dispone testualmente che «Non sono applicati sanzioni e interessi nel caso di insufficiente versamento della seconda rata dell’imposta municipale propria (…), dovuta per l’anno 2013, qualora la differenza sia versata entro il termine di versamento della prima rata, relativa alla medesima imposta, dovuta per l’anno 2014». Tale previsione, introdotta per non far pagare ai cittadini onesti il caos che si è creato sull’Imu, potrebbe anche suggerire condotte opportunistiche a contribuenti più smaliziati: formalmente, infatti, il versamento in scadenza al 24 gennaio riguarda il saldo 2013, visto che l’acconto è stato cancellato dal dl 102. Quindi, molti potrebbero decidere di rinviare il pagamento a giugno, in attesa dei prossimi sviluppi normativi. In senso contrario, vale poco che la stessa legge di Stabilità abbia eliminato, per i tributi locali, il limite minimo dei 30 euro per l’invio delle cartelle esattoriali.

Ecco che, quindi, dei 400 milioni attesi, i sindaci potrebbero incassarne molti di meno. Da qui, il pressing su governo e parlamento affinché trovino soluzioni (e coperture) per cancellare del tutto l’adempimento. Una scelta che risulterebbe assai gradita anche a molti esponenti della maggioranza, in primis al Nuovo Centro Destra. Nei prossimi giorni, chiusa la parentesi natalizia, l’Esecutivo dovrà scoprire le carte. Due le strade possibili: o un emendamento alla legge di conversione del dl 133 o un decreto ad hoc sulla casa (si veda ItaliaOggi del 4 gennaio).

Discorso (in parte) diverso vale per la maggiorazione Tares, anch’essa da pagare entro il 24 gennaio. In tal caso, infatti, il gettito è di pertinenza della Stato (e non dei comuni) e non sono previsti sconti per i contribuenti inadempienti.

Ma anche qui la disinformazione, oltre alla mancanza di interesse da parte dei sindaci (cui, legge alla mano, spetterebbe il compito di curare la riscossione coattiva) a fare i gabellieri per conto terzi, mettono a forte rischio gli incassi.

La vicenda in sintesi

Entro il 24 gennaio, deve essere versata la cd mini-Imu. L’adempimento interessa, in particolare, i possessori di prime case collocate nei circa 2.390 comuni che, nel 2012 o nel 2013, hanno stabilito aliquote più elevate di quella base (0,4%). Si tratta di circa 24 milioni di contribuenti, per un gettito atteso di circa 400 milioni. La somma dovuta è pari al 40% della differenza fra l’imposta calcolata applicando l’aliquota maggiorata decisa dal comune e quella calcolata applicando l’aliquota base. Non sono dovute le somme inferiori ai 12 euro (o al diverso importo fissato dai comuni). Molti contribuenti potrebbero ignorare la scadenza, visto il caos normativo che si è creato in materia e la scarsità di informazioni presenti sui siti dei comuni. Altri potrebbero decidere di rinviare il versamento a giugno, dato che in tal caso non saranno applicabili sanzioni e interessi.


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