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Il governo riparta dai comuni

Fonte: ItaliaOggi

Ripartire dagli enti locali. Il nuovo governo dovrà avere tra le sue priorità il varo in tempi stretti (entro la fine dell’anno) di un decreto legge che risolva i tanti nodi lasciati irrisolti dall’approvazione lampo (e senza modifiche al senato) della Manovra a seguito delle dimissioni del premier Matteo Renzi.

Nel giorno in cui il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha iniziato le consultazioni al Quirinale per la risoluzione della crisi di governo, il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, lancia l’allarme: «Senza un provvedimento di urgenza da approvare entro fine anno i comuni non riusciranno a chiudere i bilanci e a garantire i servizi ai cittadini».

Domanda: Presidente, la crisi di governo è stata un fulmine a ciel sereno per i comuni. Eppure le premesse erano ottime. Ora?

Risposta. L’imperativo è fare presto per evitare che proprio il comparto delle autonomie sia la prima vittima sacrificale della crisi di governo con in testa i sindaci delle città metropolitane che rischiano di essere dimissionari di fatto. E dire che la Manovra nel testo approvato alla camera era stata piuttosto benevola per gli enti locali, prevedendo 700 milioni per gli investimenti, 2,1 miliardi per la riqualificazione delle periferie degradate, la conferma del pareggio di bilancio e l’innalzamento al 75% della soglia di turnover, seppure a determinate condizioni che noi giudichiamo molto stringenti. Ma il grande nodo da sciogliere riguardava la ripartizione del «Fondone» da 3 miliardi di euro che sarebbe dovuto servire a sterilizzare i tagli a città metropolitane (250 milioni) e province (650 milioni), a finanziare il fondo perequativo Imu-Tasi indispensabile a far quadrare i conti in circa 1.800 municipi, e a chiudere vecchie partite contabili passate come i rimborsi Ici-Imu e quelli relativi alle spese giudiziarie anticipate dai comuni.

D. Una coperta che già sembra troppo corta, visto che tra i pretendenti ci sono anche le regioni.

R. La ripartizione sarebbe dovuta arrivare al senato. Il varo lampo della Manovra ha lasciato questo fondo indistinto. Ma proprio l’incertezza sulle risorse impedisce ai comuni di predisporre i bilanci di previsione con cognizione di causa. Ecco perché abbiamo chiesto anche la proroga della deadline per i preventivi dal 28 febbraio al 31 marzo 2017.

D. C’è poi il tema del turnover che per voi è essenziale. La legge di bilancio contiene già un primo alleggerimento, ma voi chiedete l’innalzamento della soglia al 75% senza paletti. Perché i comuni hanno così tanto bisogno di assumere?

R. Perché senza risorse umane adeguate nel numero e nelle competenze si rischia di vanificare anche il rilancio degli investimenti. I fondi non sono l’unico elemento necessario al rilancio. Serve personale adeguato e formato. La norma contenuta nella legge di bilancio è un primo passo, ma ci sono troppo paletti. In particolare, abbiamo chiesto di eliminare il vincolo che impone ai sindaci di non lasciare spazi finanziari inutilizzati superiori all’1% degli accertamenti delle entrate finali, pena l’impossibilità di assumere. Ci sembra un vincolo troppo restrittivo. Noi come Anci vogliamo che la soglia del 75% sia estesa a tutti. Anche perché, numeri alla mano (si veda ItaliaOggi del 18/11/2016, ndr) abbiamo dimostrato che una tale misura non incrementerebbe di un centesimo la spesa di personale dei comuni. Il governo Renzi si era convinto della bontà delle nostre ragioni, tanto che ormai consideravamo l’innalzamento del turnover come cosa fatta al senato. Non ci aspettiamo sorprese dal prossimo esecutivo.

D. C’è poi il capitolo delle gestioni associate nei piccoli comuni. Il dialogo tra Anci e governo sul progetto di riforma basato sui bacini omogenei è rimasto in stand by in attesa di conoscere l’esito del referendum. Il naufragio della riforma della Costituzione potrebbe travolgere anche questo disegno?

R. Il governo ha preferito attendere il referendum perché si tratta di materia concorrente. Se la riforma costituzionale fosse entrata in vigore le competenze concorrenti sarebbero state eliminate e della governance degli enti locali si sarebbe occupato il nuovo senato delle autonomie. Ora tutto andrà concordato con le regioni che però non credo si metteranno di traverso al progetto di riordino.

D. Nel frattempo però dal 1° gennaio, se non ci saranno proroghe, i piccoli comuni saranno obbligati a mettersi assieme per gestire in forma associata tutte le funzioni fondamentali. Anche su questo bisognerà intervenire subito…

R. Per un intervento del genere basterebbe il tradizionale decreto Milleproroghe. È importante far slittare l’obbligo di associazionismo in attesa di rivedere nel complesso la materia.


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