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Manovra, tagli alle partecipate. Dal 2015 tassa unica sulla casa
I Comuni dovranno accorpare Imu e Tasi

Il possibile allargamento del conto complessivo della manovra spinge il governo ad esplorare tutte le possibili voci di risparmio. E così torna di attualità il dossier delle società partecipate istruito da Carlo Cottarelli ma poi oggetto anche di ulteriori proposte provenienti ad esempio dal mondo dei Comuni. Mentre sul fronte fiscale lo stesso premier Renzi ha confermato l’intenzione di arrivare nel 2015 ad una sola imposta comunale sugli immobili, al posto delle attuali Imu e Tasi. In questo modo i sindaci potranno essere pienamente responsabili delle proprie scelte davanti ai cittadini.
Nella legge di Stabilità, come ha indicato il vice ministro dello Sviluppo economico De Vincenti, dovrebbe essere inserito il piano di incentivi per la fusione e la quotazione in Borsa che aveva già fatto capolino in una delle bozze del decreto sblocca-Italia. Tra i premi per le società che accettano di aggregarsi, mettersi sul mercato o anche far entrare un socio industriale privato c’è anche il rinnovo della concessione (per un periodo che era stato quantificato in 22 anni e mezzo). Contemporaneamente verrebbero avviate le procedure per la chiusura in tempi rapidi delle partecipate più piccole e meno operative, il cui numero è stimato in 1.500-2.000.
Non sembra invece che al momento ci sia la volontà politica di riaprire un altro capitolo delicato, quello della previdenza. A livello tecnico sono state naturalmente predisposte alcune simulazioni, che potrebbero essere ripescate solo in caso di effettiva necessità. Il menu comprende un abbassamento della soglia per il contributo di solidarietà (dagli attuali 90 mila euro a 50-60 mila) e un inasprimento dell’attuale schema per l’indicizzazione dei trattamenti. Queste sono misure che darebbero risparmi immediati, anche se non giganteschi, ma che certamente provocherebbero reazioni.

LA LOTTA ALL’EVASIONE
Il governo esclude poi inasprimenti fiscali, ma una parte delle coperture della manovra sarà assicurata dalla riduzione delle agevolazioni e da una stretta sull’evasione, in particolare quella Iva, che dovrebbe passare per il potenziamento del meccanismo dell’inversione contabile: quello in base al quale l’imposta sul valore aggiunto viene versata direttamente da chi compra i beni o i servizi al posto di chi li vende (nell’ambito dei soggetti Iva).
Complessivamente l’entità della manovra continua ad oscillare intorno ai 20 miliardi, anche se sono forti le pressioni, della presidenza del Consiglio e di altri dicasteri, per portare l’importo lordo più in alto, in prossimità dei 24 miliardi. Una parte consistente delle risorse (10-11 miliardi) arriverà dalla scelta di lasciar lievitare il rapporto deficit/Pil del prossimo anno alle soglie del 3 per cento. Questo però non vuol dire che i conti pubblici non vengano tenuti d’occhio. L’andamento del gettito tributario risente della difficile situazione economica e con tutta probabilità questa situazione è destinata a protrarsi nel 2015. Un’ulteriore conferma è arrivata dal Bollettino del Dipartimento delle Finanze relativo al periodo gennaio-agosto. Le entrate complessive risultano in lieve calo (-0,4 per cento) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il risultato è una media della crescita delle imposte indirette, con una buona ripresa del gettito Iva (+2,1 miliardi) e del forte calo di quelle dirette (-3,5 per cento). In particolare si registra il crollo dell’Ires, che si è ridotta del 18 per cento a causa dei maggiori anticipi che erano stati incassati nel 2013.


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