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Tagliati 510 milioni al fondo "Pa" per aiutare Poste
Sblocca-Italia. Gli emendamenti

Il fondo sblocca-debiti della Pubblica amministrazione torna a perdere 410 milioni, per dare una mano alla privatizzazione di Poste alimentata da 535 milioni di euro. A prevederlo sono gli emendamenti preparati dal ministero dell’Economia alla legge di conversione del decreto «Sblocca-Italia», in un pacchetto che assorbe anche una serie di norme già inserite nel decreto legge enti locali preparato nei giorni scorsi ma mai arrivato all’approvazione: rispuntano, in particolare, la sterilizzazione dei 100 milioni di spending review a carico delle Province, il tetto alle sanzioni per i Comuni che hanno sforato il Patto di stabilità nel 2013 e il correttivo che sposta al 30 settembre la scadenza per il bilancio consolidato fra enti e organismi partecipati previsto dalla riforma della contabilità.

Sulla questione Poste, il Governo torna alla carica con un meccanismo analogo a quello già tentato a luglio, quando un finanziamento alimentato dal fondo sblocca-debiti fu inserito nel decreto Competitività prima di essere espunto al Quirinale per evitare il varo dell’ennesimo provvedimento omnibus. Alla base, però, c’è soprattutto la sentenza della Corte Ue, che nel 2013 (causa T525/08) ha giudicato illegittima come aiuto di Stato la remunerazione delle somme provenienti dai conti correnti postali e depositate presso la Tesoreria statale. La sentenza è da attuare, e l’assenza di coperture alternative spiega l’insistenza del Governo su una misura che certo non piacerà alle imprese fornitrici della Pa.

Nei correttivi preparati dall’Economia, poi, i fondi per i debiti della Pa perdono altri 100 milioni per sterilizzare gli effetti dell’ultima spending review sulle Province, che secondo gli amministratori locali avrebbe messo a rischio l’esercizio delle funzioni degli enti di area vasta nella fase di transizione verso la riforma. La norma fa parte delle misure considerate più “stabili” (si veda Il Sole 24 Ore del 4 ottobre) nella bozza di decreto enti locali, preparata in vista dell’ultimo consiglio dei ministri, mai approvata e ripresa ora per lo Sblocca-Italia. In questo ambito non rientra il nuovo rinvio dei preventivi al 30 novembre, ipotizzato nei giorni scorsi, mentre rispunta il tetto alle sanzioni per i Comuni che non hanno rispettato il Patto 2013: estendendo a tutti il «salva- Venezia», si prevede che la penalità non sia più proporzionale allo sforamento, ma sia limitata al 3% delle entrate correnti. Il semaforo verde dell’Economia si è acceso anche per la rateizzazione triennale dei tagli al fondo di solidarietà 2013 per alcuni enti che avevano ricevuto troppo negli acconti. Si parte, infine, con i calcoli della «capacità fiscale standard» dei Comuni, che insieme ai «fabbisogni standard» dovrebbero in futuro rivoluzionare la finanza locale misurando i fondi corretti da assegnare a ogni ente.


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