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Comuni, tassa unica con sconti
Si lavora a una fusione di Imu e Tasi con detrazioni «standard» sulla prima casa

Il Governo fa sul serio: una tassa unica sulla casa ma solo se sarà “semplice”. L’obiettivo irrinunciabile è dire addio alla Tasi e al caos di variabili e aliquote che la contraddistingue, puntando all’istituzione di una «tassa unica locale» lanciata nei giorni scorsi dal presidente del consiglio, Matteo Renzi: il tutto, però, semplificando la vita a contribuenti e Comuni e soprattutto chiarendo una volta per tutte ciò che il cittadino paga al suo sindaco e ciò che invece versa allo Stato.

Un’operazione di trasparenza su cui i tecnici di Palazzo Chigi e del ministero dell’Economia stanno ora incrociando le possibili soluzioni per arrivare a un’imposta da far nascere dalla fusione di Imu e Tasi che colpirebbe anche le prime case, naturalmente con un’aliquota più bassa rispetto a quella prevista per gli altri immobili. Nel cantiere è entrato anche un meccanismo per ridare progressività all’imposta, cancellando il problema dei cinque milioni di abitazioni che non hanno mai pagato né Ici né Imu mentre ora spesso devono versare la Tasi perché nelle delibere comunali le detrazioni sono assenti o troppo scarse. Questo vizio genetico della Tasi si supera alzando l’aliquota e introducendo detrazioni standard, proporzionali all’aliquota scelta: un meccanismo che avrebbe il pregio di cancellare o quasi l’imposta sulle case di valore minore, riportando il carico su quelle più “pregiate” (almeno per il Fisco), ma il difetto politico di assomigliare parecchio alla vecchia Imu semi-abolita meno di un anno fa.

Anche per queste ragioni, in campo c’è pure l’idea elaborata dal sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, di una revisione meno profonda, che prova a fare ordine cancellando l’etichetta della Tasi e riportandola in campo Imu, con un’aliquota standard al 2,5 per mille che i Comuni potrebbero aumentare di un punto oppure abbassare fino ad azzerarla. Anche in questa ipotesi non mancano i pregi, che si concentrano in un maggiore ordine con cui si evitano gli incroci multipli di Imu e Tasi sullo stesso immobile, e i difetti: uno più d’immagine, legato all’aumento dell’aliquota standard al 2,5 per mille dall’1 per mille attuale (alzato però dalla stragrande maggioranza dei Comuni), e uno sostanziale, determinato dal fatto che la nuova imposta riprodurrebbe fedelmente l’assenza di progressività e la variabilità delle detrazioni già sperimentate dalla Tasi. Si tratta, comunque, di un testo aperto, e lo stesso Zanetti spiega che l’obiettivo essenziale è «unificare anche le mille norme che riguardano le due imposte e anche le mille scadenze ora previste», ma «è un’ottima idea quella di prevedere a livello centrale delle detrazioni per le famiglie».

L’idea di una «tassa unica» incontra anche il benvenuto dell’Anci, «a patto che si assicuri un sistema semplice, sostenibile e duraturo per la generalità dei Comuni». Gli stessi sindaci rilevano che la grande varietà di aliquote e detrazioni, dovuta all’assenza di parametri centrali, «è tra i principali motivi della grande confusione» nei numeri elaborati dai diversi osservatori. La stessa Ifel, la fondazione Anci per la finanza e l’economica locale, rileva che per la media delle abitazioni nei capoluoghi il conto Tasi si assesta a 184 euro, ma in un panorama che «va dai 30 euro annui dei casi di minore impatto, ai circa 430 euro nei capoluoghi che hanno applicato un’aliquota relativamente elevata (intorno al 2,5 per mille, circa 15 casi)».

L’idea di «tassa unica», per essere realizzata del tutto, richiederebbe poi l’addio all’addizionale comunale Irpef, già ipotizzato dalla delega fiscale. Da questo punto di vista, le risorse compensative per i Comuni potrebbero arrivare dalla devoluzione del gettito Imu dai capannoni, che oggi va in parte allo Stato in base a un meccanismo da superare se la “tassa unica” deve essere davvero anche “comunale”. A chiudere il cerchio, però, occorre una copertura anche per il bilancio dello Stato, per una partita che vale intorno ai 4,5 miliardi di euro.

L’altalena delle tasse sul mattone

2012
IL DEBUTTO DELL’IMU
Abitazione principale
Nell’anno del debutto, l’Imu ha colpito anche le abitazioni principali «non di lusso»: l’aliquota standard era del 4 per mille, spostabile di due punti in alto e in basso dai Comuni. Il conto era attenuato da una detrazione fissa da 200 euro, e una detrazione ulteriore da 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni di età Seconde case
Sugli altri immobili è stata prevista un’aliquota standard del 7,6 per mille, modificabile di tre punti dai Comuni. Il 50% del gettito ad aliquota standard finiva nelle casse dello Stato
Capannoni
La stessa aliquota delle seconde case era prevista anche per gli immobili strumentali, con una deducibilità
del 30% dell’Imu dal reddito d’impresa

2014
ARRIVA LA «IUC»
Abitazione principale
Quest’anno l’abitazione principale non di lusso è stata esentata dall’Imu, ma colpita dalla Tasi. L’aliquota standard è stata fissata all’1 per mille, ma i Comuni hanno potuto aumentarla fino al 3,3 per mille, oppure azzerarla. Non è stata prevista alcuna detrazione standard, ma solo sconti opzionali nelle mani dei Comuni
Seconde case
Sugli altri immobili la Tasi si aggiunge all’Imu, a patto che la somma delle due aliquote non superi il 10,6 per mille (o 11,4 per mille se il Comune introduce detrazioni per la Tasi sulle abitazioni principali). Il gettito è interamente comunale
Capannoni
I capannoni condividono con le seconde case le regole sulle aliquote. Il gettito dell’Imu standard (7,6 per
mille) va allo Stato; la deducibilità dal reddito scende al 20% dell’Imu versata

2015
LA TASSA UNICA CI RIPROVA
Abitazione principale
Le ipotesi governative fanno rientrare l’abitazione principale nell’ambito della «tassa unica comunale», con
aliquote più basse rispetto a quelle previste per gli altri immobili. Si discute sull’opportunità di reinserire
detrazioni standard
Seconde case
Sugli altri immobili la «tassa unica comunale» potrebbe ristabilire le regole Imu, cancellando la duplicazione di calcoli e scadenze determinata dagli incroci con la Tasi
Capannoni
Per gli immobili strumentali, la riunificazione fra Tasi e Imu dovrebbe rivedere anche le regole sulla deducibilità, dal momento che oggi l’Imu è deducibile al 20% mentre la Tasi lo è completamente. Il gettito potrebbe andare interamente ai Comuni


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