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Bilancio a rischio, Comuni in allarme Roma contro la legge provinciale

Fonte: www.ladige.it

«Secondo la norma inserita nell’assestamento della Provincia, che noi abbiamo condiviso, l’avanzo di amministrazione va considerato come entrata utile al fine del pareggio di bilancio e questo permette di liberare risorse da usare per investimenti. Quando è stata approvata però si sapeva che c’era la spada di Damocle del ricorso del governo, perché è in contrasto con la legge nazionale».

Paride Gianmoena , presidente del Consiglio delle autonomie, non è sorpreso dal rischio di un ricorso dello Stato contro la legge di assestamento provinciale annunciato dal ministero dell’Economiaperché non rispetta le norme nazionali sul pareggio di bilancio (legge 243 del 2012). Quel rischio infatti è stato assunto con consapevolezza dalla giunta guidata da Ugo Rossi, quando è stato presentato l’assestamento di bilancio, con la convinzione di riuscire a far cambiare idea al governo e quindi la prossima legge di stabilità dello Stato, perché il problema dell’utilizzo degli avanzi di amministrazione è vitale non solo per la Provincia di Trento e i Comuni trentini, ma anche per le altre Regioni.

Il sindaco Gianmoena, che guarda il problema con gli occhi dei Comuni, che hanno l’esigenza di poter spendere le risorse per le opere pubbliche, osserva: «Noi siamo fiduciosi che alla fine il governo decida di modificare la norma perché la richiesta di poter utilizzare gli avanzi di amministrazione si collega al fatto che siamo impegnati a contenere la spesa corrente con le fusioni e le gestioni associate. Ma il fatto è che gli avanzi di amministrazione dei Comuni trentini confluiti nel Fondo strategico territoriale (più di 49 milioni, Ndr.) per le opere sovracomunali, rientrano nella disciplina del Fondo pluriennale vincolato, prevista dalla legge nazionale sul pareggio di bilancio».

«È la Provincia – dice Gianmoena – che risponde di questi vincoli con lo Stato non i Comuni trentini direttamente, come ha ricordato il presidente Rossi, la questione si sposta ma rimane». 

E l’inghippo è proprio il meccanismo del Fondo pluriennale vincolato. La legge nazionale prevede che gli avanzi non possano essere iscritti a bilancio prima del 2020. La prossima legge di Bilancio 2017-2019 dello Stato, che sarà presentata alle Camere il 20 di ottobre, regolerà la transizione nei tre anni che ci separano dal 2020, stabilendo qualità e quantità della progressiva introduzione nel saldo del Fondo pluriennale vincolato, in modo che risulti compatibile con gli obiettivi di finanza pubblica.

Significa che si rischia di non poter usare quei soldi fino al 2020? Della questione, il governatore trentino Ugo Rossi ha già discusso nel luglio scorso (prima che fosse approvato l’assestamento di bilancio provinciale) con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, facendo presente che tra Provincia e Comuni, si sta parlando di una partita di circa 200 milioni. Il ministro allora aveva dichiarato che «la sede nella quale il governo si impegna ad affrontare anche le soluzioni proposte dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano per l’utilizzo degli avanzi presenti nei loro bilanci è dunque la legge di Bilancio triennale 2017-2019». E il presidente Rossi aveva ventilato anche l’ipotesi di impugnare la legge nazionale ritenendo che il divieto di iscrivere a bilancio il Fondo vincolato pluriennale fosse in contrasto con il «patto di Roma», l’accordo finanziario siglato dalla Provincia con lo Stato nel 2014. Ora è il governo che minaccia di impugnare la legge provinciale, mentre si aspetta – e si spera – nella prossima legge di stabilità.


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