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Comuni, salvagente da un miliardo sotto forma di anticipo dell’Imu
Enti locali. In cantiere il decreto legge con i correttivi sui bilanci

Un salvagente da almeno un miliardo di euro, sotto forma di anticipazione del gettito Imu 2015, per sostenere le casse dei Comuni in attesa che il quadro finanziario si definisca. C’è anche questo capitolo nel cantiere del decreto enti locali, che dopo qualche incertezza iniziale è ora in attività per tradurre in norma la riforma del Patto di stabilità e delle sanzioni per chi lo ha sforato, oggetto di due successivi accordi fra Governo e amministratori locali.

Oltre a definire le regole, però, bisogna fare in modo che i Comuni possano funzionare, ed effettuare i pagamenti senza troppi ritardi, fino ai primi incassi significativi, in programma il 16 giugno con gli acconti di Imu e Tasi. Il problema è ormai abituale per la prima parte dell’anno, caratterizzata sempre anche da parecchie incertezze sulle regole, ma la soluzione che dovrebbe farsi strada nel nuovo decreto è innovativa. In pratica, si tratta di assegnare in anticipo agli enti locali una quota intorno al 15% del gettito Imu previsto per giugno, prevedendo poi di trattenerla quando l’agenzia delle Entrate dovrà riversare ai sindaci, tra la fine di giugno e i primi di luglio, il gettito effettivo di loro competenza. Il nuovo meccanismo serve a evitare gli effetti collaterali delle anticipazioni vecchia maniera, operate di solito sul fondo di solidarietà comunale: nel 2013 e soprattutto nel 2014, infatti, il sistema degli “acconti” in serie aveva portato ad assegnare a molti Comuni una cifra superiore al 100% del fondo spettante, imponendo poi una complicata azione di recupero, e la nuova spending review da 1,5 miliardi prevista quest’anno (1,2 miliardi da legge di stabilità, il resto per le “code” dei decreti 95/2012 e 66/2014) aumentano il rischio di sforare.

Il decreto dovrà poi ospitare le regole del nuovo Patto di stabilità, che sarà fondato sulle spese correnti medie 2010-2013 togliendo l’anno con il picco di uscite e le voci dedicate a trasporto locale e rifiuti, e premierà i Comuni che hanno ridotto di più la spesa e riscosso meglio le entrate. In fatto di sanzioni, i correttivi prevederanno un taglio «proporzionale» (quindi non più «pari») all’entità dello sforamento e penalità ad hoc, più leggere, per chi rispetta il Patto ma non presenta in tempo la certificazione: ieri il Mef ha pubblicato il Dm sul monitoraggio, che i Comuni devono effettuare entro il 31 marzo: un altro Dm, diffuso ieri dall’Economia, distribuisce invece i 100 milioni di spazi finanziari (60 milioni alle Regioni, il resto agli enti locali) per pagare i debiti in conto capitale maturati a fine 2013. In programma c’è poi un intervento sulle Province (dovrebbero essere 38) che hanno sforato il Patto, e che senza correttivi non potrebbero rinnovare i contratti dei precari come previsto dal Milleproroghe, ed è possibile anche lo stop alle sanzioni che le Città metropolitane ereditano dai vecchi enti: serve però una copertura finanziaria, e così come occorrono risorse per replicare il Fondo Tasi da 625 milioni chiesto a più riprese dai Comuni.


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