Def, domani il varo in Consiglio dei ministri

Fonte: Il Sole 24 Ore

Il Documento di programmazione economica e finanziaria sarà domani all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri – si apprende da fonti di governo – convocato a palazzo Chigi alle 18. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è stato a Palazzo Chigi oggi pomeriggio per incontrare il premier Matteo Renzi. Con ogni probabilità l’incontro tra i due è risultato decisivo per sbloccare la situazione, dato che nel pomeriggio erano filtrate voci circa un possibile rinvio dell’approvazione a lunedì 11, oltre il termine previsto del 10 aprile, ma primo giorno utile per fare esaminare il Def alle Camere.

In queste ultime ore prima del varo del Def ci sarà un’ultima valutazione del quadro macro partendo da un punto fermo: almeno per il 2016 la crescita del Pil, ancora formalmente stimato a +1,6%, sarà rivista al ribasso. La forchetta sarebbe scesa tra l’1,2% e l’1,3%, anche se tra i tecnici c’è ancora chi non esclude del tutto che possa essere posizionata a quota 1,4 per cento. La crescita 2016 del Pil reale in versione rivista verrebbe quanto meno confermata per gli anni 2017 e 2018, anche se non è stata ancora accantonata l’ipotesi di posizionare l’asticella all’1,5-1,6 per cento.

In ogni caso il Pil reale stimato per il 2019 sarà più elevato. Dalla scelta finale della previsione di crescita dipende la calibratura del Pil nominale che per il 2016 e il 2017, con una variazione in termini reali pari a 1,2-1,3%, dovrebbe superare (anche se non di molto) il 2%. E in questo modo dovrebbe essere possibile mantenere gli impegni sulla riduzione del rapporto debito/Pil.

Tornando a quest’anno, il rapporto deficit-Pil dovrebbe rimanere collocato al 2,4%, anche se quest’ultimo saldo è sotto la lente della Commissione Ue, impegnata a valutare gli spazi di flessibilità da concedere all’Italia. Nel caso da Bruxelles non dovesse arrivare l’ok all’utilizzo dell’intero margine richiesto, il Governo dovrà procedere a un aggiustamento “amministrativo”, di circa 2,5-3 miliardi contando sulle risorse dalla voluntary disclosure, dai risparmi sugli interessi e, eventualmente, da una rimodulazione del pacchetto cultura dell’ultima legge di stabilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA