Resta il taglio ai gettoni dei cda

Fonte: Italia Oggi

Confermata anche per il 2017 la tagliola sulle indennità, i compensi e i gettoni di presenza corrisposti dagli enti pubblici ai cda e agli organi collegiali. La riduzione del 10% (rispetto agli importi risultanti al 30 aprile 2010), operata dal dl 78/2010 per contenere la spesa pubblica avrebbe cessato i suoi effetti al 31 dicembre 2016, ma è stata prorogata anche per quest’anno dal decreto legge Milleproroghe (dl 244/2016).
Il taglio si applica a tutti gli enti pubblici inseriti nell’elenco Istat delle pubbliche amministrazioni, incluse le autorità dipendenti, e anche ai compensi dei commissari straordinari (governativi e non). Fino al 31/12/2017, quindi, gli emolumenti corrisposti non potranno superare gli importi risultanti al 30 aprile 2010 ridotti del 10%. Il taglio non si applicherà al trattamento retributivo di servizio, ma riguarderà le indennità, i compensi, i gettoni, le retribuzioni e tutte le ulteriori utilità corrisposti ai componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione, organi collegiali e titolari di incarichi di qualsiasi tipo.

Nessuna proroga, invece, per il piano dei tagli delle partecipate. Il cronoprogramma, disegnato dal nuovo Testo unico attuativo della legge Madia (dlgs 175/2016) e che, secondo le prime versioni del Milleproroghe, sembrava destinato ad allungarsi di tre mesi, resta invariato. Entro il 23 marzo 2017 (sei mesi dall’entrata in vigore del dlgs) dovranno essere portati a compimento:

– la revisione straordinaria delle partecipazioni detenute, direttamente o indirettamente, dalle p.a. con l’individuazione di quelle da alienare (art.24 comma 1);

– la ricognizione del personale in servizio nelle società a controllo pubblico per individuare eventuali eccedenze (art.25 comma 1);

-il dpcm che dovrà fissare i criteri sulla governance delle partecipate individuando i casi in cui «per specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa», l’assemblea potrà scegliere di essere amministrata da un cda di tre o cinque membri in deroga alla regola generale, fissata dal T.u., secondo cui «l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico è costituito da un amministratore unico» (art.11 comma 3).

Per quanto riguarda, invece, l’adeguamento degli statuti societari alle norme del Testo unico, non ci saranno tempi supplementari. La deadline, già scaduta, e verosimilmente snobbata dalla gran parte delle società pubbliche, resta fissata al 31 dicembre 2016 e non guadagna un anno di tempo in più come invece previsto nelle prime bozze del decreto Milleproroghe.

Lo sfoltimento delle partecipate, che nelle intenzioni del governo dovrà portare a una falcidia delle società da ottomila a mille, procede dunque, almeno sulla carta, secondo i programmi e senza ritardi. Nei fatti, però, l’operazione dovrà fare i conti con la frenata imposta dalla Consulta che, a fine novembre 2016 (sentenza n.251), ha bocciato il T.u. per mancata concertazione con le regioni.

Riscossione locale spontanea. Debutteranno dal 1° luglio le nuove norme sulla riscossione locale spontanea previste dal decreto legge fiscale collegato alla legge di bilancio (dl 193/2016). L’art.2 bis del decreto prevede che il versamento spontaneo delle entrate tributarie dei comuni e degli altri enti locali debba essere effettuato direttamente sul conto di tesoreria delle amministrazioni, ovvero mediante F24, o ancora attraverso strumenti di pagamento elettronici messi a disposizione dei contribuenti dagli enti impositori. Fanno eccezione alla regola solo l’Imu e la Tasi che continueranno a essere pagabili con F24 o con bollettini postali. Mentre per le entrate non tributarie il versamento potrà essere effettuato solo sul conto corrente di tesoreria o attraverso strumenti di pagamento elettronico.

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