Mancanza dell’impegno contabile e soggetto responsabile del pagamento dei debiti contratti

Approfondimento di V. Giannotti

Con due sentenza della Suprema Corte sono stati affrontati due casi diversi, entrambi discendenti dal mancato impegno contabile, il primo che ha posto a carico dell’amministrazione comunale il relativo pagamento del debito contratto, mentre il secondo ha visto esente l’amministrazione in quanto il relativo debito andava posto a carico del funzionario o amministratore che aveva disposto e consentito la prestazione. Prima di commentare le due citate sentenze, appare opportuno partire dalle indicazioni contenute nella sentenza 26/05/2015 n.10798 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite che aveva enunciato il seguente principio di diritto “la regola di carattere generale secondo cui non sono ammessi arricchimenti ingiustificati né spostamenti patrimoniali ingiustificabili trova applicazione paritaria nei confronti del soggetto privato come dell’ente pubblico; e poiché il riconoscimento dell’utilità non costituisce requisito dell’azione di indebito arricchimento, il privato attore ex art. 2041 cod. civ. nei confronti della P.A. deve provare – e il giudice accertare – il fatto oggettivo dell’arricchimento, senza che l’amministrazione possa opporre il mancato riconoscimento dello stesso, potendo essa, piuttosto, eccepire e dimostrare che l’arricchimento non fu voluto o non fu consapevole”. Tale principio di diritto, noto come principio di sussidiarietà, vedeva l’amministrazione soccombente, in quanto il debito contratto era antecedente alle disposizioni del D.L. n. 66 del 1989, che all’art. 23 introduceva, per la prima volta, nel caso di prestazioni o servizi non rientranti nello schema procedimentale di spesa tipizzato dalla normativa, la costituzione di un rapporto obbligatorio diretto con l’amministratore o funzionario responsabile, correlativamente rimettendo all’ente pubblico la valutazione esclusiva circa l’opportunità o meno di attivare il procedimento del riconoscimento del debito fuori bilancio nei limiti degli accertati e dimostrati utilità ed arricchimento per l’ente stesso (in modo non dissimile da quanto accade oggi con le disposizioni di cui all’art.191 TUEL).
Precisato tale importante arresto della nomofilachia civile, qui di seguito sono commentate due opposte sentenze della Cassazione civile.

Debito antecedente al D.L.66/1989

La Corte di Cassazione, Sezione 1, con la sentenza 15/02/2017 n.4024 ha riformato la sentenza della Corte di Appello che aveva ritenuto indenne l’amministrazione dal debito fuori bilancio contratto con un professionista, a fronte della mancata sottoscrizione del contratto.

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