Il ricorso alle anticipazioni di tesoreria e i debiti fuori bilancio

Approfondimento di V. Giannotti

Il passaggio ai nuovi principi della contabilità finanziaria potenziata, unitamente alla specifica e ribadita necessità di ancorare la spesa alla correlata entrata, che inizialmente veniva posta in capo al responsabile finanziario e successivamente individuata nel responsabile della spesa, hanno teso a diminuire fortemente due principali fattori di criticità degli enti locali, il primo riguarda la necessità di garantire gli equilibri di cassa, l’altro teso ad evitare il formarsi di ritardi nei pagamenti dei propri fornitori in violazione delle norme della Comunità Europea.

La prassi di sovrastimare l’entrata, insieme alla mancanza di azioni efficaci nel recupero della stessa, avevano condotto il legislatore, proprio prima del passaggio alle nuove regole dell’armonizzazione contabile, ad aiutare gli enti locali mediante una eccezionale iniezione di liquidità contenuta nel primo provvedimento del d.l.35/2013 e successivamente riproposto con due successivi provvedimenti legislativi, con possibilità di diluizione del pagamento fino a trent’anni con correlata eliminazione della massa dei residui passivi presenti nei bilanci degli enti locali.
Va precisato come la diminuzione del potere di spesa, sia a seguito delle spending review, sia della stretta correlazione della spesa alle effettive capacità dell’incasso dell’entrata, stanno indirizzando alcune amministrazioni alla formazione di debiti fuori bilancio.
L’attenzione, pertanto, da parte dei giudici contabili è ancora oggi rivolta a verificare in via principale gli equilibri di cassa degli enti e se vi siano o meno debiti fuori bilancio.

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