Enti locali, voragine da 2000 euro a testa

Fonte: LaStampa.it

Non ci sono solo i conti che non tornano, le spese fuori controllo e le entrate insufficienti, a mandare in crisi i bilanci dei nostri Comuni. Oltre ai tagli ai trasferimenti degli ultimi anni pesano, e non poco, anche i debiti. Frutto spesso di scelte sbagliate fatte in passato, di investimenti a volte importati e altre volte avventati. In base agli ultimi dati del Tesoro a fine marzo il debito complessivo degli enti locali ammontava a 121,1 miliardi di euro: poca cosa rispetto alla montagna del debito pubblico ormai vicino a quota 2300 miliardi, ma pur sempre un bel macigno sui conti di Regioni, Province e Comuni. Un problema in più da gestire, in alcuni casi anche grosso, tant’è che la lista dei Comuni (ma anche delle Province) in predissesto, costretti quindi ad adottare severi piani di rientro, continua ad allungarsi. A fine maggio aveva toccato quota 163 rispetto ai 151 di fine 2016.

Di questi 121 miliardi poco più della metà (64,4 miliardi) fa capo alle Regioni, 7,6 miliardi alle Province, mentre la fetta restante, tolte le briciole delle comunità montane (296 milioni) e delle altre amministrazioni (1,33 miliardi), è riferita ai Comuni. Che da un po’ di anni a questa parte stazionano poco sotto quota 50 miliardi.

L’ultima fotografia scattata dal dipartimento del Tesoro coi dati aggiornati al 26 aprile scorso, conteggia 24,19 miliardi di debiti in capo ai Comuni capoluogo ed altri 23,25 riferiti agli enti più piccoli. Totale: 47,44 miliardi di euro. In dettaglio si tratta di 31,3 miliardi di mutui bancari, 7,9 miliardi di emissioni di vario tipo ed altri 8,2 di mutui erogati dalla Cassa depositi e prestiti. Stando alla Banca d’Italia, che però utilizza altri parametri rispetto al Tesoro, il debito dei Comuni risulta un poco più basso, 40,5 miliardi a giugno, poco sotto il livello di fine 2016 (40,9, in significativo calo rispetto ai 48,5 del 2011).

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