DEF: Province, Corte dei Conti e Anci in audizione alla Camera dei Deputati

A seguito delle Audizioni innanzi alle Commissioni Speciali Congiunte di Camera e Senato di ieri, 9 maggio 2018, pubblichiamo i documenti delle audizioni di Anci, UPI e Corte dei conti, chiamate ad esprimere le proprie valutazioni sul Documento di economia e finanza 2018 (DEF).

Corte dei Conti

La Corte dei conti dopo brevi richiami allo stato e alle prospettive del quadro macroeconomico, si sofferma su quattro principali aspetti:

  1. l’andamento dei conti pubblici nel 2017;
  2. le previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente;
  3. i saldi strutturali, anche alla luce delle Spring Forecast della Commissione Europea dello scorso 3 maggio;
  4. il debito pubblico per il quadriennio 2018-2021.

Evidenzia un buon quadro di crescita in termini reali; una ripresa dell’inflazione; un miglioramento del quadro occupazionale con un aumento della produttività e un tasso di disoccupazione in progressiva discesa; la conferma di un saldo positivo di bilancia dei pagamenti.

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Unione Province d’Italia

La situazione delle Province presenta un chiaro quadro di criticità sia dal punto di vista istituzionale che finanziario, ormai di lunga durata, rispetto al quale è necessario che il Parlamento ponga rimedio con interventi urgenti e strutturali“. Lo ha detto il Presidente dell’Upi, Achille Variati.
Per quanto riguarda le questioni istituzionali – ha detto il Presidente ai deputati e senatori presenti – crediamo sia arrivato il momento di rivedere profondamente la legge 56/2014 per dare una prospettiva certa alle Province in coerenza con le disposizioni della Costituzione e della Carta europea delle autonomie locali, sia relativamente agli organi di governo e al loro sistema di elezione, sia relativamente ad una più precisa definizione delle loro funzioni fondamentali, con l’obiettivo di realizzare una vera semplificazione amministrativa nel Paese“.
Il Presidente si è poi soffermato sui temi relativi alla profonda crisi finanziari delle Province “E’ tempo di ripristinare e consolidare in maniera strutturale l’equilibrio nei bilanci provinciali, sanando, a partire dal 2018 il deficit di 280 milioni circa che non consente ancora a troppi enti di chiudere i bilanci ma soprattutto non garantisce l’adeguato finanziamento delle funzioni fondamentali, e dunque l’erogazione di servizi efficienti a tutti i cittadini. Così come bisogna attuare finalmente il principio dell’autonomia di entrata e di spesa dell’art. 119 Cost., attraverso un sistema certo di tributi propri, compartecipazioni e fondo perequativo, che, avendo individuato i LEP, possa garantire a “fabbisogni standard” l’integrale copertura finanziaria in ordine alle funzioni esercitate dalle Province e agli investimenti necessari per i territori“.

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Anci

ANCI porta all’attenzione del nuovo Governo la necessità di:
– rivedere le scadenze della contabilità economico-patrimoniale,
– riformulare il piano di riequilibrio pluriennale,
– eliminare le sanzioni da sforamento del saldo di competenza 2016,
– rendere disponibili per le Città metropolitane gli avanzi di amministrazione
– rivedere i criteri di assegnazione del fondo per la messa in sicurezza
– misure per la semplificazione amministrativa, per la ripresa degli investimenti e per la ristrutturazione del debito del comparto Comuni

LEGGI L’AUDIZIONE ANCI

Un Def – ha detto il sindaco di Ascoli Piceno e delegato Finanza locale Anci, Guido Castelli – che non si intrattiene molto sulle questioni che coinvolgono i Comuni. Tuttavia abbiamo significato ai commissari le urgenze del comparto, nonché definito il quadro generale della finanza comunale e metropolitana sintetizzate in un documento consegnato alla Commissione. Il concomitante effetto dell’armonizzazione dei bilanci, del congelamento della leva fiscale, della perequazione e della burocrazia – ha spiegato Castelli nel suo intervento nella Sala del Mappamondo – ha corroso la nostra autonomia e reso complessa l’azione positiva dei Comuni. Occorre eliminare i tanti paradossi ancora esistenti, a partire da quello che vede aumentare la leva fiscale ma diminuire le risorse a disposizione dei Comuni”.
Ormai – ha concluso Castelli – la pubblica amministrazione locale è più concentrata ad adempiere che a funzionare: occorre quindi recuperare la cultura del risultato, che deve passare da una riforma della finanza locale e del catasto e da una diminuzione del profluvio di norme e quesiti che ogni giorno ingessano l’azione delle amministrazioni”.

Confermando, poi, quanto sostenuto da Castelli, il sindaco di Tremezzina ha voluto mettere l’accento su altre due questioni molto delicate per i Comuni: quella del debito e quella della spending review.
Il nostro debito – ha rimarcato – è molto basso e vale meno del due per cento del debito complessivo dello Stato. Rispetto a questo debito paghiamo interessi e oneri fuori mercato. Sul debito delle Regioni si è intervenuto, lo si faccia anche sul nostro”.
Ricordando la necessità di “graduare il peso degli accantonamenti al Fondo crediti di dubbia esigibilità“, Guerra ha anche parlato della spending review. “A partire dal 2019 – ha spiegato – cesseranno le riduzioni di risorse previste dal decreto 66/2014. Si tratta di una “restituzione” ai Comuni di 563,4 milioni di euro. L’Anci è pronta a valutare l’opportunità che queste risorse vadano a formare un primo nucleo di contributo “verticale” all’attuale sistema perequativo, oggi alimentato esclusivamente dalle risorse comunali con gravi effetti distorisivi. Per quanto riguarda il versante degli investimenti – ha continuato – bene l’indicazione di risorse dirette alla progettazione ma vanno aumentate, perché i Comuni vogliono svolgere pienamente la funzione di principale sostegno all’economia locale. Anci ha presentato un primo studio sugli avanzi disponibili dei Comuni – ha concluso Guerra – che dimostra che se si cambiano alcune regole possiamo fare di più, utilizzando gli avanzi a disposizione”.

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