Bilanci locali in sofferenza

Fonte: ItaliaOggi

Province alla canna del gas, comuni in sofferenza anche a causa delle nuove regole sulla contabilità armonizzata, mini-enti sempre più in dissesto e criticità diffuse nel rispetto del pareggio di bilancio. Sono molti i campanelli d’allarme che risuonano dalla relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali approvata dalla sezione autonomie della Corte dei conti con la delibera n. 4/2017.

La relazione esamina la gestione finanziaria degli enti locali (comuni, province, città metropolitane e unioni di comuni) per l’esercizio 2015. Un esercizio che ha visto, a consuntivo, crescere in maniera esponenziale il numero di enti inadempienti al Patto di stabilità (al suo ultimo anno di applicazione). A non essere in regola sono stati 150 comuni e la bellezza di 64 province, segno, osserva la Corte, del «diffuso stato di malessere» degli enti intermedi. Un malessere che «pone seri dubbi sulla sostenibilità dei tagli ai trasferimenti e dei sempre più onerosi contributi alla manovra, imposti nel tempo dal legislatore».

Oltre che sul passato, la sezione autonomie ha rivolto l’attenzione anche al presente della gestione finanziaria degli enti locali, ossia al pareggio di bilancio che dal 2016 ha mandato in soffitta il Patto. I primi dati che emergono dal monitoraggio del rispetto del Pareggio alla data del 30 settembre 2016 non lasciano dormire sonni tranquilli anche se, avvertono i giudici contabili, «i dati a consuntivo normalmente modificano gli andamenti infrannuali».

Per il momento su un campione di 6.757 comuni, 316 risultano inadempienti, mentre 1.553 enti non sono in linea con l’obiettivo di pertinenza.

In chiaroscuro, fino a questo momento, gli effetti della nuova contabilità. Di positivo c’è la riduzione dello stock di residui attivi (-22,8% nei comuni e -42,7% nelle province) e, soprattutto, passivi (-53% nei comuni e -67,3% nelle province).

«Destano perplessità», osservano tuttavia i giudici erariali, «gli elevati volumi di residui di nuova formazione sul versante attivo (45% del totale nei comuni; 49,4% nelle province), sintomatici di possibili applicazioni poco corrette della riforma e in grado, ove perduranti nel tempo, di limitarne significativamente gli effetti benefici in termini di attendibilità delle risultanze contabili».

Non solo. L’elevata formazione di residui passivi di conto capitale porta ad ipotizzare difficoltà nell’applicazione della disciplina della costituzione e gestione del Fondo pluriennale vincolato e, correlativamente, di un’attenta programmazione della spesa per gli investimenti. Dall’analisi dei risultati di amministrazione 2015, inoltre, emerge un considerevole aumento degli enti in disavanzo, «in larga parte attribuibile», sostiene la Corte, «all’applicazione delle regole della contabilità armonizzata». L’importo complessivo del disavanzo ammonta, nei comuni, a circa 4 mld di euro, mentre nelle province e città metropolitane è pari a 121 milioni. Le gestioni in dissesto, infine, interessano soprattutto gli enti di minore dimensione demografica (il 38% degli enti in dissesto ha meno di 5.000 abitanti e la parte restante non supera i 10.000 abitanti). Ondivago il numero degli enti in pre-dissesto che cresce nel periodo 2012-2014, si riduce fortemente nel 2015 e si riespande sensibilmente nel 2016.

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