Bilanci degli enti a 50 anni? Solo per il 2012

Fonte: Italia Oggi

Non è un segreto che il ministro Fornero voglia far passare l’intero sistema previdenziale, sia pubblico che privato, a contributivo, cioè verso quel metodo di calcolo per cui ogni iscritto otterrà una pensione pari esclusivamente a quanto avrà versato e risparmiato nella sua vita lavorativa.
Nel sistema pubblico l’operazione è stata subito attuata con il decreto salva Italia di fine 2011: gli iscritti all’Inps esclusi dalla riforma nel 1995, ora avranno una pensione a contributivo, perlomeno dal 2012 in poi.
Nel sistema privato, invece, il regime di autonomia delle Casse esclude colpi di mano, anche se lo strumento di convincimento esiste: l’obbligo di redigere bilanci tecnici che attestino l’equilibrio tra entrate ed uscite su un periodo molto lungo, escludendo – tra l’altro – i patrimoni.
Detto fatto: sempre il decreto salva Italia impone a tutte le Casse di previdenza private nuovi bilanci tecnici con l’obbligo di attestare l’equilibrio dei conti fino al 2062.
Questa operazione è stata modificata leggermente una manciata di giorni fa, nel decreto Milleproroghe del 24 febbraio scorso, perché la scadenza della consegna del documento tecnico è stata spostata dal 30 giugno al 30 settembre: ma la sostanza non cambia.
Le Casse ce la faranno? Quelle di vecchia generazione, pur se quasi tutte hanno iniziato un delicato percorso di autoriforma, difficilmente potranno dimostrare l’equilibrio a lungo periodo, mentre le Casse di nuova generazione come l’Eppi quell’equilibrio lo hanno nel Dna, seppur a prezzo, com’è noto, di pensioni molto modeste.
Però, l’operazione del ministro Fornero potrebbe subire una battuta d’arresto.
Infatti è opinione della Ragioneria di stato, cioè dell’organo tecnico più competente in materia, che le indicazioni contenute nel salva Italia siano circoscritte al 2012: valgono dunque per un solo anno. Infatti, il documento di stabilità finanziaria annuale non abroga tutte le norme che già esistono. C’è una legge primaria (la 335 del 1995), esiste un decreto interministeriale scritto dai ministeri di Welfare ed Economia (29 novembre 2007) che sancisce «un arco temporale di sostenibilità minimo a trenta anni», nonché indicazioni e garanzie che fino ad oggi hanno rappresentato l’orizzonte del sistema previdenziale privato. Insomma, se «contributivo per tutti» è la linea del ministro Fornero, i mezzi per raggiungere l’obiettivo non sono chiarissimi.
Gli eventuali saldi negativi di oggi porterebbero al passaggio al sistema contributivo, è vero, ma chi invece superasse l’esame di maturità poi non lo dovrebbe più ripetere con le norme del salva Italia. E la sostenibilità a trent’anni, che ovviamente non è in discussione per gli enti di previdenza privati che applicano già il sistema amato dal ministro, potrebbe essere anche alla portata degli altri, senza dover sconvolgere un intero sistema previdenziale. Insomma, la vera questione è: meglio un cambiamento oppure una rivoluzione?

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